L’emergenza sanitaria in atto e le ricadute economiche causate dalla comparsa del Coronavirus, in questa primavera 2020 stanno sconvolgendo le nostre vite. I tempi di superamento dell’epidemia sono un’incognita e l’azzeramento temporaneo del concetto e della pratica del turismo rappresentano un ulteriore fattore di preoccupazione, in un contesto internazionale della domanda e dell’offerta sempre più complesso. Ma possiamo e dobbiamo sin d’ora sforzarci per riflettere e immaginare come affrontare l’approccio al turismo in un mondo che, per molti versi, dopo questa esperienza “non sarà più come prima”.
Il desiderio di viaggiare risponde a un’inconscia e complessa molteplicità di bisogni intellettuali, in quella pulsione di ricerca e di equilibrio tra “novità” e “prevedibilità” che è all’ origine del concetto stesso di turismo, inteso come somma di “relazioni” ed “esperienze”. Ora che ogni movimento è azzerato dal blocco degli spostamenti atti a evitare il diffondersi dei contagi, non possiamo fare altro che applicare la massima di Albert Einstein: “L’immaginazione ti porterà dappertutto”.
In questi giorni di fine maggio nel nostro piccolo ci ritroviamo a immaginare quale sarà il nostro primo viaggio quando potremo di nuovo uscire di casa. Ciascuno di noi, da qualche parte d’Italia, ha i suoi posti preferiti in cui rifugiarsi per ritemprare corpo e spirito, per ritrovare un contatto genuino con la natura o la socialità: ci auguriamo che questo avvenga prima possibile, perché sarebbe il segno esplicito della fine dell’emergenza sanitaria. Quando ritroveremo la possibilità di abbracciarci, e ritorneranno passione ed entusiasmo per la voglia di viaggiare, incomberà altresì l’emergenza economica. A tal fine l’invito è che le vacanze, i viaggi e i weekend – quando sarà possibile programmarli e praticarli – per il tempo a venire vadano effettuati nella nostra Italia.
L’Italia è Paese ricco di bellezza e di cultura, per questo ogni anno milioni di turisti la visitano per brevi o lunghi periodi.
Potremo così contribuire a riattivare quell’economia e quel mercato interno duramente colpiti dal fermo della produzione e dei servizi, e arginare i danni legati alle pesantissime conseguenze legate al crollo dell’incoming dall’estero.
Al tempo stesso l’economia turistica dovrà essere oggetto di un ripensamento a livello globale. Per chi non lo avesse finora compreso, quest’esperienza drammatica ci conferma che l’uomo moderno non può continuare impunemente a violentare l’ambiente naturale. Lo sviluppo turistico davvero sostenibile ed ecocompatibile deve tenere conto dello stretto legame tra la salute ambientale e quella umana, puntando in particolare all’aumento della biosicurezza. Allo stesso modo, affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro. I decisori turistici e gli operatori del settore devono approfittare di queste settimane per approntare campagne di marketing territoriale, articolate, diffuse e convincenti per il dopo-Coronavirus. Ci riferiamo ai temi emergenti degli itinerari culturali, dei cammini, della nuova ruralità, della gastronomia, dell’enologia, delle tradizioni popolari…
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